Ushabti di Imenemipet

Ushabti di Imenemipet

Gli ushabti sono statuine funerarie, dall’aspetto mummiforme (con il corpo a forma di mummia) che tengono nelle mani, incrociate al petto, attrezzi agricoli, quali zeppe, marre e un sacchetto per le sementi. Realizzati in diversi materiali (legno, pietra, terracotta, faïence), erano parte del corredo funerario, cioè l’insieme di oggetti posti nella tomba al fianco del defunto per accompagnarlo nel suo viaggio nell’Aldilà. 

L’uso di queste particolari statuette funerarie risale al Medio Regno (XIX-XVIII secolo a.C.), quando iniziò a esserne introdotto un esemplare per tomba, nelle sepolture dei privati. Nel corso del tempo il loro numero tuttavia crebbe fino a raggiungere le centinaia per singola sepoltura, tanto regale quanto privata. 

La maggior parte di queste statuette reca iscritta la formula VI del Libro dei Morti, con cui l’Ushabti, che secondo l’etimologia più accettata significa “colui che risponde”, era chiamato a effettuare lavori agricoli nei campi di Osiride nell’Aldilà. 

Erano considerati perlopiù come «doppi», o servitori del defunto, con la funzione di sostituirsi a lui nelle mansioni lavorative dell’Aldilà. 

All'interno del Museo di Milano sono presenti diversi esemplari di misure e materiali differenti come legno, pietra e faïence. L'ushabti qui presentato, in legno dipinto, alto circa 29 cm, apparteneva allo scriba del tesoro Imenemipet. 

Nuovo Regno, XIX dinastia (1295-1186 a.C. ca.) 

Bibliografia: S. Ceruti, A. Provenzali (a cura di), Sotto il cielo di Nut. Egitto divino, catalogo della mostra, 11 marzo – 20 dicembre 2020, Milano, Civico Museo Archeologico, Milano 2020.