Libro dei Morti di Hornefer

Libro dei Morti di Hornefer

Il “Libro dei Morti” aveva nell’antico Egitto una fondamentale importanza nel culto dei defunti: si trattava di un testo sacro che, accompagnando la salma nell’Aldilà, aveva la funzione di assicurare protezione e sopravvivenza nell’altra vita. Il suo titolo originale è Libro per Uscire di Giorno, titolo che evidenzia l’assimilazione del viaggio del defunto al percorso notturno del sole.  

Il testo compare all’inizio del Nuovo Regno (1550 a.C. ca.): non è propriamente un libro, ma una raccolta di formule rituali, magiche, comprendenti anche inni, accompagnate da illustrazioni. Alcune formule si trovano iscritte anche sulle pareti della tomba o su elementi del corredo funerario.  

Ogni manoscritto su papiro è unico e contiene una selezione delle circa 200 formule complessive, identificate dagli studiosi. 

Il presente Libro dei Morti delle civiche raccolte milanesi apparteneva al sacerdote e scriba reale Hornefer, vissuto intorno al 280 a.C. Il testo è scritto in ieratico, grafia corsiva del geroglifico, e presenta perciò un senso di lettura da destra a sinistra. Del rotolo si conservano oggi circa 6.50 m: mancano l’inizio e la fine, e si stima che in origine fosse lungo circa dieci metri . . Si preservano, in tutto o in parte, più di 60 formule e numerose vignette che rappresentano Hornefer con il cranio rasato, tipico dei sacerdoti. Tra quelle conservate sono le principali formule della silloge: la formula 17 (che rappresenta l’attuale inizio del papiro) per l’elevazione e trasfigurazione del defunto’, una delle formule teologicamente più complesse del Libro dei Morti, in cui il defunto viene identificato con il dio creatore; altre formule invece erano rivolte ad impedire l’attacco del defunto da parte delle forze ostili o a favorire il suo sostentamento nell’Aldilà (formula 59: ‘per bere acqua nell’Aldilà’). Non mancano poi le formule relative al cruciale giudizio divino, nonché la descrizione dei Campi di Iaru, la paradisiaca meta del defunto (formula 110).

A Hornefer appartenevano anche una statua in diorite divisa tra il Metropolitan Museum di New York (inv. 1980.422) eil Musée d’Art et Histoire di Ginevra ) e un disco ipocefalo, oggetto amuletico di protezione del capo del defunto, conservato al Museo Egizio di Torino (inv. Cat. 2322).

Le civiche raccolte conservano anche un frammento del Libro dei Morti appartenuto al figlio di Hornefer, Pahib.

 

III sec. a.C.

Bibliografia: S. Ceruti, A. Provenzali (a cura di), Sotto il cielo di Nut. Egitto divino, catalogo della mostra, 11 marzo – 20 dicembre 2020, Milano, Civico Museo Archeologico, Milano 2020.