L’Anfiteatro e i ludi gladiatori

All’esterno delle mura di cinta romane, non lontano dalla Porta Ticinense (attuale Carrobbio), sorse nel I secolo d.C. l’anfiteatro milanese, uno dei più grandi noti in Italia settentrionale.  

In questo edificio tipicamente romano, con arena centrale ellittica circondata da gradinate per gli spettatori, si svolgevano duelli tra gladiatori, lotte tra uomini e animali feroci, pubbliche esecuzioni di condannati ad bestias, cioè a essere sbranati dalle fiere, e addirittura battaglie navali. L’imponente edificio, che poteva ospitare 20.000 spettatori, nel corso del V secolo d.C. venne spogliato dei materiali edilizi dell’anello esterno, reimpiegati per nuove costruzioni, come la vicina basilica di San Lorenzo, o per rinforzare alcuni tratti della cinta muraria urbana. In seguito a recenti indagini archeologiche, alcuni studiosi ipotizzano l’utilizzo dell’anfiteatro ancora in epoca longobarda (VI-VII secolo), forse come sede della guarnigione militare per le sue caratteristiche di luogo protetto e fortificato.  

Il parco, intitolato all'archeologa milanese Alda Levi che condusse i primi scavi nel 1936, ospita tratti dei muri radiali dell'Arena e un Antiquarium, con una sezione dedicata ai combattimenti fra gladiatori e una relativa alla topografia romana del quartiere.  

COMBATTIMENTI DI GLADIATORI, CACCE E NAUMACHIE 

Tra gli spettacoli pubblici più apprezzati nel mondo romano, fin dall’epoca repubblicana, erano i combattimenti gladiatori, duelli quasi sempre all’ultimo sangue tra schiavi o prigionieri di guerra addestrati e “specializzati” in determinati tipi di combattimento, ciascuno con un proprio equipaggiamento: il reziario con rete e tridente, il secutor con elmo a calotta, il mirmillone con corta spada e scudo rettangolare, mentre il trace combatteva con spada ricurva, piccolo scudo ed elmo crestato contro l’oplomaco, munito di spada, grande scudo ed elmo piumato; altri lottavano a cavallo o su carri. I gladiatori vivevano in scuole-caserme gestite da un impresario-allenatore (lanista) e, in caso di successo, conquistavano enorme prestigio e cospicui guadagni, divenendo idoli del pubblico. Gli spettatori, che partecipavano attivamente agli spettacoli spesso determinando la sorte dello sconfitto, ucciso o graziato, raggiungevano, nel tifo per i loro beniamini, forme di fanatismo che portarono spesso a gravi disordini; proprio per motivi di ordine pubblico gli anfiteatri sorgevano quasi sempre all’esterno delle città.  
Assai cruente erano anche le lotte tra animali e le simulazioni di battute di caccia (venationes), tanto più apprezzate quanto più numerosi erano gli animali esotici, dai leoni alle tigri, dagli elefanti agli ippopotami, dai coccodrilli agli orsi, trasportati dalle più remote province dell’impero e offerti con grande spesa dalle autorità pubbliche o da munifici privati al divertimento del popolo.  
Più rare perché costosissime, ma spettacolari e amate dal pubblico, erano le naumachie, battaglie navali che si svolgevano nell’arena allagata, talvolta a ricordo di combattimenti reali.  

Un campione dell'arena nel III secolo d.C.: il gladiatore Urbicus 

Fiorentino, ma morto a Milano, Urbicus era un secutor, cioè un gladiatore specializzato nella lotta contro i retiarii, armati di una rete con cui immobilizzavano l'avversario per poi colpirlo con il tridente. Dopo dodici combattimenti vittoriosi, che certo gli avevano guadagnato il favore del pubblico milanese, gli fu fatale il tredicesimo scontro: Urbicus cadde nell’arena a soli ventidue anni, come apprendiamo dall’iscrizione dedicatagli dalla moglie Lauricia con le figlie Olimpia e Fortunense sulla sua stele funeraria, un monumento in marmo di un certo pregio con la raffigurazione a rilievo del defunto, armato di corta spada, scudo e parastinchi, e accompagnato dal fedele cagnolino.