Mostra Attenti al cane

Attenti al cane

dal 06 lug 2005 al 31 mag 2006
Mostra temporanea / Per tutti

Sin dall’antichità il destino del cane e quello dell’uomo sono strettamente intrecciati, come raccontano molti scrittori classici e testimoniano numerosi esempi di arte figurativa provenienti soprattutto dal mondo greco e romano, ma anche da quello celtico, etrusco, mediorientale, italico e germanico.

Sin dall’antichità il destino del cane e quello dell’uomo sono strettamente intrecciati, come raccontano molti scrittori classici e testimoniano numerosi esempi di arte figurativa provenienti soprattutto dal mondo greco e romano, ma anche da quello celtico, etrusco, mediorientale, italico e germanico. Una ricca documentazione alla quale si aggiungono i ritrovamenti archeologici di resti e tombe di cane, da pochi anni attentamente studiati dall'archeozoologia.  

La mostra, attraverso una serie di reperti provenienti dalle collezioni del museo e riferibili alla civiltà greca, romana, egizia, alle culture dell'Età del Bronzo e a quelle dell'Italia preromana, ripercorre le vicende dello straordinario legame iniziato circa 15.000 anni fa, quando il lupo viene addomesticato dando origine al cane, l'unico animale ammesso in casa e addirittura alla mensa del padrone, il solo a cui l’uomo affida delicate incombenze. Inizialmente indispensabile compagno di caccia, il cane impara in seguito a custodire e radunare gli armenti, a fare la guardia a case, edifici sacri e addirittura intere città, a combattere come un soldato, a tenere compagnia al suo padrone, con una dedizione che non si ritrova negli altri animali domestici.  

Da parte sua il padrone dedica al cane grande attenzione: lo nutre, lo cura, lo educa e lo addestra, ne analizza i comportamenti e inizia a selezionarne le razze. Inoltre, spinto dalla sua immaginazione, l’uomo vede il cane come custode e compagno nella morte, gli attribuisce il potere di guarire i vivi e di accompagnare i defunti nell’aldilà, lo rende protagonista di vicende di dei e di eroi, lo proietta addirittura nel cielo, riconoscendolo nella Costellazione del Cane. Questo fatale rapporto è talvolta ambiguo, caratterizzato da luci e ombre, poiché, sovrapponendo se stesso al suo cane, l'uomo gli attribuisce, oltre alle sue virtù, anche i suoi vizi, lo trasforma in carnefice e spesso in vittima sacrificale.  

L’affetto per il cane, già evidente nei poemi omerici (IX secolo a.C.), ha alti e bassi nel tempo a seconda dei popoli e delle tradizioni culturali. L’amore del cane per il padrone è invece, da sempre, intenso e invariato.