Le domus de janas costituiscono l’espressione funeraria ed artistica più rilevante del sistema culturale sviluppatosi in Sardegna tra la fine del V ed il III millennio a.C.

Un progetto avviato dalla studiosa Prof.ssa Giuseppa Tanda, insieme a 63 Comuni isolani, punta a far riconoscere, ai 35 diversi siti, le circa 3500 domus de janas (di cui almeno 250 decorate) che sono presenti nell’Isola il riconoscimento quale Patrimonio dell’Unesco. 

La proposta di candidatura prende in considerazione l’ambito culturale che va dal Neolitico Medio all’età del Rame, fino agli albori dell’età del Bronzo e prima della fioritura della civiltà nuragica, tra il V e la fine del III millennio a. C. vale a dire tra 7000 e 5000 anni fa.

Fra i siti selezionati si distinguono per il numero elevato le 26 domus de janas, grotticelle artificiali funerarie, espressione dell’ipogeismo funerario. Questo modello di sepoltura conta in Sardegna circa 3500 esemplari. In almeno 220 di essi sono presenti figurazioni d’arte di varia tipologia, realizzate con le tecniche della scultura, della pittura e dell’incisione, che per la qualità e la pregevolezza delle manifestazioni d’arte contenute, costituiscono un patrimonio storico, culturale ed artistico di altissimo valore, pressoché unico al mondo, con una sola attestazione simile a Malta, nell’ipogeo preistorico di Hal Saflieni, monumento inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Conferenza è tenuta dalla Prof.ssa Giuseppa Tanda, Archeologa e Professore ordinario di Preistoria e Protostoria presso l’Università degli Studi di Cagliari, presidente del Centro Studi Identità e Memoria (CeSim).

L'incontro è organizzata da 

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